Il Tour de France 2012 non è solo la bella sfida tra l’inglese Bradley Wiggins e Vincenzo Nibali. Negli ultimi giorni torna l’incubo del doping. Un “fil rouge” che non si è mai spezzato portando i grandi campioni persino alla morte.
Il caso Schleck.«Nego categoricamente di aver fatto uso di qualsiasi sostanza vietata: non mi spiego il risultato delle analisi e per questo farò il test sul campione B. Se questa analisi confermerà il risultato iniziale, vuol dire che sono stato avvelenato». Parole tristi di Frank Schleck che rievocano un passato doloroso per i ciclisti che si trovano a gestire il più delle volte la brutta realtà cui il doping li sottopone. Schleck non ha preso parte alla 14esima tappa del Tour perché trovato positivo a un diuretico a quella precedente. Il lussemburghese rischia l’eliminazione dal Tour, ma quello che rimane è la consapevolezza che nessuno può far nulla per fermare questo circolo vizioso chiamato doping.
Il caso Di Gregorio. Prima di Schleck sempre in questo Tour nel primo martedì di riposo era stato arrestato il francese Remy Di Gregorio, ciclista della Cofidis, che era stato incriminato per aver fatto ricorso a pratiche proibite senza autorizzazione medica. Di Gregorio è stato arrestato perché trovato in possesso di un kit di iniezioni di glucosio. Anche se davanti ai magistrati di Marsiglia ha negato di aver mai fatto ricorso a prodotti dopanti.
Uno sport credibile. Rispetto al calcio o ad altri sport in quasi ogni manifestazione ciclistica ci sono almeno due o più casi di doping. Questo perché in questo sport vengono effettuati controlli più sofisticati e più accurati. Nonostante ci siano spesso casi di doping, il ciclismo è uno sport credibile o fa di tutto per esserlo.
Il fatto positivo è che nello sport delle due ruote non si è persa la voglia di pedalare e di lottare per il traguardo. Wiggins e Nibali sono l’esempio più lampante del sano e corretto agonismo. Sono loro la faccia più pulita di questo Tour che nelle ultime tappe sta diventa più emozionante che mai.