TEL AVIV – Col senno di poi, la strage si sarebbe potuta evitare. In preda ai rimorsi l’alto funzionario di Hamas Musa Abu Marzouk, in un’intervista rilasciata al New York Times, tira le somme e si misura con le devastanti conseguenze innescate dall’assalto a Israele ad opera dei miliziani. “Se avessi saputo quello che sarebbe successo, non ci sarebbe stato il 7 ottobre”. E confessa di non essere stato a conoscenza dei dettagli dell’operazione, che ha portato a 1.200 morti e centinaia di ostaggi.
Il portavoce di Hamas ridimensiona
Di altro parere è il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, che considera gli eventi del 7 ottobre 2023 come un momento cruciale nella storia di tutti i popoli occupati, una svolta strategica nella lotta nazionale palestinese. Considera la resistenza, in tutte le sue forme, come un diritto legittimo del popolo palestinese fino alla liberazione. E punta il dito contro Israele, come artefice principale della devastazione di Gaza e delle violenze in Cisgiordania.
Gaza afflitta dal freddo
Nella Striscia di Gaza è in corso un’emergenza umanitaria. La maggior parte degli abitanti di Gaza vive in tende o rifugi di fortuna senza riscaldamento né altro per fronteggiare il freddo. Il direttore del Patient’s Friends Benevolent Society Hospital, Said Salah, riporta che ci sono “casi gravi” di bambini che soffrono le basse temperature nella Striscia, colpita da un’ondata di freddo da diversi giorni. Lo conferma l’agenzia di stampa palestinese Wafa, che rende nota la notizia della morte di almeno tre bambini per ipotermia nelle ultime ore.
Il freno di Trump
Nonostante l’urgenza di interventi a sostegno della popolazione, secondo il Washington Post, l’amministrazione americana di Donald Trump avrebbe revocato un memorandum, approvato durante il mandato dell’ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che avrebbe potuto limitare gli aiuti a Israele e costringerla a maggiori sforzi umanitari per Gaza.
Intanto sul fronte dei negoziati della prima fase, secondo quanto riporta Channel 12, potrebbe concretizzarsi l’accordo che prevede il trasferimento dei corpi di due ostaggi deceduti in Egitto. In cambio Israele dovrà rilasciare 301 dei 602 detenuti, che avrebbero dovuto essere liberati lo scorso sabato. E se l’operazione andrà in porto, potrebbe essere replicata allo stesso modo anche con altri due ostaggi uccisi e i restanti 301 prigionieri dovrebbero essere rilasciati come d’accordo.