ANKARA – Da pilastro del calcio tedesco a braccio destro di Erdogan. Questo l’epilogo sorprendente di Mesut Ozil, che si è unito al comitato centrale dell’Akp, il partito del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Una storia partita da lontano, che ha avuto come primo campanello d’allarme il rumoroso addio alla nazionale tedesca del 2018.
La carriera di Ozil
Il padre di Ozil arrivò a Gelsenkirchen, nella Renania occidentale, negli anni ‘60. Mesut, nato in Germania, rinunciò alla cittadinanza turca a 17 anni per giocare con la nazionale tedesca. Il legame del centrocampista con la Turchia è sempre rimasto forte, così come quello con il presidente Erdogan, che nel 2019 partecipò al matrimonio tra Ozil e la moglie.
Mesut Ozil è stato a lungo considerato uno dei migliori centrocampisti della sua generazione. Esordì con la nazionale tedesca a 21 anni, contribuendo alla vittoria del mondiale del 2014. Una carriera straordinaria in club come Real Madrid e Arsenal, costellata da prese di posizione politiche che ne hanno determinato, in parte, la caduta.
La rottura con la nazionale tedesca
La rottura con la nazionale tedesca arrivò dopo i mondiali del 2018, quando il calciatore accusò i media e la Federazione tedesca di discriminarlo per motivi razziali: “Sono tedesco quando vinciamo, immigrato quando perdiamo”, disse. In realtà avevano fatto discutere i suoi incontri con Erdogan poco prima dell’inizio della competizione e il presidente della Federazione lo aveva accusato di farsi usare per scopi politici.
Le prese di posizione politiche
Nel 2019, quando giocava nell’Arsenal, il calciatore turco-tedesco denunciò la persecuzione dei musulmani uiguri da parte della Cina. Pochi giorni dopo, i broadcaster cinesi si rifiutarono di trasmettere una partita dei Gunners: iniziò così il boicotaggio di Ozil. L’anno dopo Mesut si schierò dalla parte dell’Azerbaigian, alleato della Turchia, nel conflitto contro l’Armenia per la regione contesa del Nagorno-Karabakh. Più di recente, l’ormai ex stella del calcio europeo, è stato denunciato da Israele per aver pubblicato sui social una mappa della Palestina storica con la parola Israele sbarrata.