Continuano le tensioni nelle città turche contro il Governo di Recep Tayyip Erdogan, che hanno portato a tre morti e duemila feriti il bilancio delle rivolte. A Istanbul e Ankara la polizia ha usato gas lacrimogeni e idranti per disperdere centinaia di manifestanti che tentavano di dirigersi verso gli uffici del primo ministro, accusato di voler islamizzare il Paese.
Le scuse del Governo.Ieri il Governo si è scusato per la brutalità della repressione: “Ieri abbiamo imparato la lezione – ha assicurato il vice premier Bulent Arinc – non abbiamo il diritto e non possiamo permetterci di ignorare la gente. Le democrazie non possono esistere senza l’opposizione”. Le sue parole però non hanno sedato le rivolte. Ieri sera migliaia di dimostranti si sono riuniti in piazza Taksim nella Capitale, luogo dove è nata la rivoluzione, scaturita dall’opposizione al progetto di costruire un centro commerciale là dove ora c’è un parco pubblico. Contemporaneamente diverse migliaia di contestatori sono tornati nelle strade di Ankara per chiedere le dimissioni di Erdogan.
Arrestati per un tweet. A Smirne almeno 25 persone sono state arrestate per aver diffuso su Twitter “informazioni false e diffamatorie”. Secondo Ali Engin, responsabile locale della principale forza politica di opposizione, il Partito repubblicano del popolo, avevano “invitato la gente a scendere in piazza”. Altre 14 persone sono ricercate. Altri scontri sono inoltre avvenuti nella città di Hatay (sudest) alla frontiera con la Siria, dove un giovane di 22 anni aveva perso la vita il giorno precedente dopo essere rimasto ferito nel corso di una manifestazione.
Intanto prosegue lo sciopero, iniziato ieri, indetto in segno di solidarietà con i manifestanti e lanciato dalla Confederazione dei sindacati del settore pubblico. Allo sciopero dovrebbe unirsi anchela Confederazione degli operai rivoluzionari, che conta 420.000 iscritti.
Il messaggio di Emma Bonino. L’Italia, attraverso le parole del ministro degli Esteri Emma Bonino, ha manifestato “forte apprensione” per la situazione, affermando che “l’uso sproporzionato della forza da parte della polizia non può essere una risposta accettabile alle proteste”.