Quel corpo custodito nella Basilica di Sant’Apollinare, tra papi e cardinali, è di Enrico De Pedis. La conferma è arrivata grazie all’esame delle impronte digitali reso possibile dal buono stato di conservazione della salma. Ancora nessun indizio, invece, che possa far pensare ad un collegamento tra la scomparsa di Emanuela Orlandi e il boss della Banda della Magliana. Sono state trovate altre ossa in una cripta vicino a quella di De Pedis, ma non nella sua tomba; si tratta di circa duecento cassette di epoca prenapoleonica che saranno analizzate dalla Scientifica per fugare ogni dubbio che tra questi non vi siano resti più recenti. Un’iniziativa, quella intrapresa dalla Procura della Repubblica comunque accolta positivamente dal Vaticano.
Il plauso del Vaticano. «L’ispezione compiuta alla tomba di Enrico De Pedis è certamente un fatto positivo», il commento della Curia affidato ad una nota di Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa Vaticana, che prosegue: «Per quanto riguarda il trasferimento della salma in altro luogo si procederà in accordo con i familiari e secondo i loro desideri», lasciando aperte le porte anche ad una piena collaborazione delle autorità ecclesiastiche con la magistratura. Anche perché nei prossimi giorni proseguiranno i rilievi tecnici sul feretro prima che venga definitivamente portato via dalla Basilica e trasferito in uno dei cimiteri romani. Parole, quelle del Vaticano, che fanno il paio con quanto dichiarato da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, presente all’apertura della tomba: «È solo un passo avanti per le indagini, speriamo si faccia chiarezza – le sue poche parole – già in passato troppe iniziative si sono fermate a metà. Noi non ci siamo mai fermati». Una tappa quella di ieri, invece definitiva per i legali della famiglia De Pedis, Lorenzo Radogna e Maurilio Prioreschi: «Questa inchiesta è ormai chiusa – ha dichiarato quest’ultimo – non ci aspettavamo nessuna sorpresa. Siamo stati noi i primi due anni e mezzo fa a sollecitare questo accertamento per evitare un tale massacro mediatico».
La cronaca della giornata. Effettivamente quella di ieri è stata una giornata convulsa. Sin dalle primissime ore del mattino decine di curiosi, attratti dalla folla di giornalisti, fotografi e cameramen che riempivano la piccola piazza di fronte alla Basilica, hanno cominciato ad accalcarsi per capire cosa stesse succedendo lì dentro. I primi ad entrare gli avvocati, seguiti in rapida successione dal procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo e il suo sostituto Simona Maisto, il capo della squadra mobile di Roma, Vittorio Rizzi. Poco dopo sono giunti sul posto anche la scientifica coordinata dal medico legale dell’università di Milano, Cristina Cattaneo (impegnata già in passato su casi complicati come la morte di Stefano Cucchi e l’omicidio di Yara Gambirasio) e dal suo gruppo Labanof.
La notizia era trapelata nei giorni scorsi ma la sensazione era che il tutto sarebbe stato rimandato proprio per smarcare troppi occhi indiscreti. Invece si è deciso di procedere il prima possibile, forse per evitare ulteriori polemiche e fare chiarezza una volta per tutte. Segno evidente che anche il Vaticano vorrebbe liberarsi al più presto di un ospite scomodo.
Marcello Gelardini
Mariangela Cossu