Si inaspriscono i rapporti diplomatici tra Turchia e Olanda, dopo l’approvazione al parlamento dell’Aia di una mozione che definisce come “genocidio” il massacro perpetrato dall’Impero ottomano, predecessore dell’attuale Stato turco, contro gli armeni durante la prima guerra mondiale, tra il 1915 e il 1916. Le fonti storiche indicano in oltre un milione il numero delle vittime, ma Ankara ha sempre contestato questo bilancio, negando altresì che si sia trattato di un genocidio nel pieno senso del termine, sostenendo piuttosto che gli armeni furono vittime di un conflitto civile e non di un olocausto pianificato.
In un comunicato, diffuso dal proprio ministero degli Esteri, la Turchia ha quindi condannato “con forza la decisione della Camera dei rappresentanti dell’Olanda di riconoscere gli eventi del 1915 come un genocidio”. La mozione approvata dai Paesi Bassi è stata definita come “infondata” e “non legalmente vincolante”.
Dal canto suo, il governo olandese ha comunque fatto sapere che non intende dare seguito alla mozione approvata dal Parlamento, spiegando che il riconoscimento di un genocidio da parte dell’Aia avviene solo a seguito di una risoluzione vincolante del Consiglio di sicurezza dell’Onu, oppure dopo la una sentenza di un tribunale internazionale.
Non è la prima volta che la Turchia arriva ai ferri corti con un Paese occidentale proprio in merito a questo tema. Quando nel 2016 il Bundestag tedesco approvò una mozione analoga, Erdogan – furente – richiamò il suo ambasciatore da Berlino. Va osservato anche come le relazioni diplomatiche tra Turchia e Olanda fossero già incrinate, a causa dei comizi elettorali negati dalle autorità olandesi a due ministri turchi, in occasione del referendum costituzionale turco di un anno fa. Come se non bastasse, all’inizio di febbraio, l’Aia ha anche annunciato il ritiro formale del suo ambasciatore, che già non si trovava nella capitale turca da quasi un anno.